L’impresa aggiudicataria dei lavori, la Romagnoli spa, aveva solo concluso i “sondaggi” nello storico immobile di piazza della Vittoria. In realtà, durante quest’attività preliminare, i tecnici hanno incontrato qualche difficoltà. O meglio, in alcuni punti del palazzo, hanno dovuto fare i conti con lo “spiccato di roccia” e con dei punti particolarmente consistenti della stessa struttura. Per questo, per effettuare questi indispensabili sondaggi sono intervenute alcune ditte specializzate, tra cui una di Modena, che hanno utilizzato macchinari particolari. Vista la particolarità di questi lavori, ad alcune di queste fasi hanno assistito alcuni studenti del Politecnico di Taranto, Facoltà di Ingegneria.
Esercizi commerciali, sale per discutere di arte, libri e cultura per far rinascere Palazzo degli Uffici. Questo prevedeva il bando di gara “per la concessione di lavori pubblici, gestione funzionale ed economica del Palazzo degli Uffici”. In buona sostanza, l’Amministrazione comunale aveva chiamato a raccolta i privati disposti ad investire oltre 30 milioni di euro per ristrutturare lo storico immobile che domina piazza della Vittoria. Come “moneta di scambio” per questo massiccio intervento finanziario, i privati potrebbero incassare gli oneri derivanti dalla gestione dei servizi annessi e delle attività commerciali che lì saranno sistemate.
Il progetto – Il 13 settembre del 2002 la giunta Di Bello approvò il progetto preliminare dei lavori di restauro, recupero ed adeguamento funzionale e tecnologico di Palazzo degli Uffici, con un investimento minimo previsto di 30 milioni 987mila euro. L’intervento di ristrutturazione dell’edificio era inserito, del resto, nel programma triennale 2002-2004. Il concessionario (Romagnoli prima e Pisa Costruzioni poi) poteva esercitare il diritto di gestire e sfruttare economicamente tutti i lavori realizzati. Era previsto un contributo massimo dell’Amministrazione comunale di 981mila euro per ogni anno, per tutta la durata della gestione.
I compiti dei privati – Il concessionario doveva garantire all’ente “Opere Pie”, usufruttuario di parte del piano terra del Palazzo degli Uffici, 5mila euro all’anno per tutta la durata della gestione. Il tempo massimo previsto per l’esecuzione dei lavori era di tre anni. Lo storico edificio, invece, potrà essere concesso al massimo per 38 anni. L’impresa costruttrice deve rispettare alcuni punti fermi. Ovvero: “mantenimento dei volumi esistenti dell’edificio senza nessun aumento – si legge nell’originario bando di gara – salvo quelli strettamente necessari per volumi tecnici da realizzare al piano terrazza e che non comportino alterazioni delle linee architettoniche dell’edificio. Sarà possibile realizzare la copertura delle corti interne con materiali trasparenti su apposita struttura portante”. Ed ancora: “mantenimento delle linee architettoniche dei prospetti esterni, mantenimento delle linee architettoniche dei prospetti interni fatta salva la realizzazione di nuove aperture per la realizzazione dei percorsi interni di uso pubblico dell’edificio quali la galleria, le corti interne per creare un percorso continuo tra corso Umberto e via D’Aquino”. Almeno, questo era nelle intenzioni...
Esercizi commerciali, sale per discutere di arte, libri e cultura per far rinascere Palazzo degli Uffici. Questo prevedeva il bando di gara “per la concessione di lavori pubblici, gestione funzionale ed economica del Palazzo degli Uffici”. In buona sostanza, l’Amministrazione comunale aveva chiamato a raccolta i privati disposti ad investire oltre 30 milioni di euro per ristrutturare lo storico immobile che domina piazza della Vittoria. Come “moneta di scambio” per questo massiccio intervento finanziario, i privati potrebbero incassare gli oneri derivanti dalla gestione dei servizi annessi e delle attività commerciali che lì saranno sistemate.
Il progetto – Il 13 settembre del 2002 la giunta Di Bello approvò il progetto preliminare dei lavori di restauro, recupero ed adeguamento funzionale e tecnologico di Palazzo degli Uffici, con un investimento minimo previsto di 30 milioni 987mila euro. L’intervento di ristrutturazione dell’edificio era inserito, del resto, nel programma triennale 2002-2004. Il concessionario (Romagnoli prima e Pisa Costruzioni poi) poteva esercitare il diritto di gestire e sfruttare economicamente tutti i lavori realizzati. Era previsto un contributo massimo dell’Amministrazione comunale di 981mila euro per ogni anno, per tutta la durata della gestione.
I compiti dei privati – Il concessionario doveva garantire all’ente “Opere Pie”, usufruttuario di parte del piano terra del Palazzo degli Uffici, 5mila euro all’anno per tutta la durata della gestione. Il tempo massimo previsto per l’esecuzione dei lavori era di tre anni. Lo storico edificio, invece, potrà essere concesso al massimo per 38 anni. L’impresa costruttrice deve rispettare alcuni punti fermi. Ovvero: “mantenimento dei volumi esistenti dell’edificio senza nessun aumento – si legge nell’originario bando di gara – salvo quelli strettamente necessari per volumi tecnici da realizzare al piano terrazza e che non comportino alterazioni delle linee architettoniche dell’edificio. Sarà possibile realizzare la copertura delle corti interne con materiali trasparenti su apposita struttura portante”. Ed ancora: “mantenimento delle linee architettoniche dei prospetti esterni, mantenimento delle linee architettoniche dei prospetti interni fatta salva la realizzazione di nuove aperture per la realizzazione dei percorsi interni di uso pubblico dell’edificio quali la galleria, le corti interne per creare un percorso continuo tra corso Umberto e via D’Aquino”. Almeno, questo era nelle intenzioni...