di Fabio Venere
Il cantiere di «Palazzo degli uffici» verso la riapertura? E’ questa la notizia che, a cavallo tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2009, sembra finalmente concretizzarsi. Un primo spiraglio si è aperto proprio il 31 dicembre scorso e una schiarita vera e proprio c’è stata venerdì scorso. Martedì 13 gennaio, intanto, ci sarà un nuovo incontro. Ma cosa ha sbloccato la situazione? Nelle settimane scorse, la « Siel progetti» che fa riferimento all’imprenditore tarantino Salvatore Graniglia (la sua azienda, lo scorso anno, ha sponsorizzato il Taranto Calcio) ha rilevato tutte le quote della «Pisa Costruzioni». Questa società, a sua volta, aveva rilevato dalla «Romagnoli» le quote della «Palazzo degli Uffici srl», la società costituita ad hoc per ristrutturare lo storico edificio che ospita il liceo classico «Archita». Il cantiere è praticamente fermo da oltre quattro anni. Le impalcature sono lì a testimoniare questa grande opera incompiuta. Incompiuta perché ancor prima dell’insediamento in Comune del commissario straordinario, Tommaso Blonda, i lavori erano rallentati sino a fermarsi completamente. La successiva dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Taranto (17 ottobre 2006) ha poi definitivamente bloccato tutti i progetti che necessitavano di una quota di cofinanziamento comunale. Si trattava di opere pubbliche realizzabili certo con fondi comunitari o ministeriali ma anche con risorse finanziarie provenienti dalle casse comunali. E le casse comunali nel 2006 sono state vuote, nel 2007 semivuote e solo nel 2008 hanno ripreso ossigeno. Questo, il quadro di partenza.
Ma il vero nodo da sciogliere per sbloccare il contenzioso in atto ruota attorno ad una richiesta di risarcimento danni milionari formulata dalla «Pisa Costruzioni» all’Amministrazione comunale di Taranto. Risarcimento complessivo che si aggira sui 20 milioni di euro sulla base di 5 milioni per ogni anno di cantiere bloccato.
Richiesta, questa, improponibile per un Comune che, nonostante si stia finanziariamente risollevando, resta ancora in stato di dissesto finanziario. Ed allora, nelle ultime settimane, si è consolidata l’ipotesi che quelle impalcature rimanessero il simbolo di un’opera pubblica incompiuta. Negli ultimi giorni, la svolta. La «Siel», che pure faceva parte dell’associazione temporanea d’imprese che si era aggiudicata la gara d’appalto, rileva da «Pisa Costruzioni» tutte le quote di «Palazzo degli Uffici srl». E, a questo punto, la Siel pur sottolineando il blocco del cantiere per quattro anni riformula i termini del contenzioso. Non tanto, o meglio non solo, una richiesta di corrispettivo economico per i danni subiti da questo lungo «stop» ma piuttosto una revisione, una riformulazione della convenzione sottoscritta sette anni fa con il Comune di Taranto. In altre parole, da quel che risulta alla Gazzetta, l’impresa punterebbe a rivedere i termini del diritto di superficie e magari anche a modificare l’importo del canone annuo che l’Amministrazione comunale verserà alla società costruttrice. Sono solo ipotesi, sia chiaro.
Il cantiere di «Palazzo degli uffici» verso la riapertura? E’ questa la notizia che, a cavallo tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2009, sembra finalmente concretizzarsi. Un primo spiraglio si è aperto proprio il 31 dicembre scorso e una schiarita vera e proprio c’è stata venerdì scorso. Martedì 13 gennaio, intanto, ci sarà un nuovo incontro. Ma cosa ha sbloccato la situazione? Nelle settimane scorse, la « Siel progetti» che fa riferimento all’imprenditore tarantino Salvatore Graniglia (la sua azienda, lo scorso anno, ha sponsorizzato il Taranto Calcio) ha rilevato tutte le quote della «Pisa Costruzioni». Questa società, a sua volta, aveva rilevato dalla «Romagnoli» le quote della «Palazzo degli Uffici srl», la società costituita ad hoc per ristrutturare lo storico edificio che ospita il liceo classico «Archita». Il cantiere è praticamente fermo da oltre quattro anni. Le impalcature sono lì a testimoniare questa grande opera incompiuta. Incompiuta perché ancor prima dell’insediamento in Comune del commissario straordinario, Tommaso Blonda, i lavori erano rallentati sino a fermarsi completamente. La successiva dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Taranto (17 ottobre 2006) ha poi definitivamente bloccato tutti i progetti che necessitavano di una quota di cofinanziamento comunale. Si trattava di opere pubbliche realizzabili certo con fondi comunitari o ministeriali ma anche con risorse finanziarie provenienti dalle casse comunali. E le casse comunali nel 2006 sono state vuote, nel 2007 semivuote e solo nel 2008 hanno ripreso ossigeno. Questo, il quadro di partenza.
Ma il vero nodo da sciogliere per sbloccare il contenzioso in atto ruota attorno ad una richiesta di risarcimento danni milionari formulata dalla «Pisa Costruzioni» all’Amministrazione comunale di Taranto. Risarcimento complessivo che si aggira sui 20 milioni di euro sulla base di 5 milioni per ogni anno di cantiere bloccato.
Richiesta, questa, improponibile per un Comune che, nonostante si stia finanziariamente risollevando, resta ancora in stato di dissesto finanziario. Ed allora, nelle ultime settimane, si è consolidata l’ipotesi che quelle impalcature rimanessero il simbolo di un’opera pubblica incompiuta. Negli ultimi giorni, la svolta. La «Siel», che pure faceva parte dell’associazione temporanea d’imprese che si era aggiudicata la gara d’appalto, rileva da «Pisa Costruzioni» tutte le quote di «Palazzo degli Uffici srl». E, a questo punto, la Siel pur sottolineando il blocco del cantiere per quattro anni riformula i termini del contenzioso. Non tanto, o meglio non solo, una richiesta di corrispettivo economico per i danni subiti da questo lungo «stop» ma piuttosto una revisione, una riformulazione della convenzione sottoscritta sette anni fa con il Comune di Taranto. In altre parole, da quel che risulta alla Gazzetta, l’impresa punterebbe a rivedere i termini del diritto di superficie e magari anche a modificare l’importo del canone annuo che l’Amministrazione comunale verserà alla società costruttrice. Sono solo ipotesi, sia chiaro.